Weekly Playlist N.03 (2021)

 

Sorvolando sulla svolta apocalittica presa dal 2020 già a fine febbraio, va ricordato che il mese precedente si era rivelato un inizio a dir poco esplosivo per un’annata poi giunta ad ormai ben note vette d’eccellenza, e le ottime testimonianze su full-length già pervenuteci al momento sono per ora un buon indizio di un gennaio 2021 dello stesso, notevole valore.
Sarà difatti forse per le temperature da tundra oppure per l’eccitazione del nuovo anno, ma a noi piace pensare che siano proprio gli Aethyrick a voler porre l’asticella ad un livello abbastanza alto da scremare così la concorrenza che verrà dopo di loro; ed il terzo prodigio Apotheosis” non è affatto una prova alla portata di tutti come qualcuno potrebbe voler farvi credere. L’atmosfera leggermente più dimessa può aver disorientato chi aveva adorato la luminosità del predecessore, ma sin dall’apertura di “The Starlit Altar” chiunque abbia a cuore questi suoni può godere di una delle migliori e più affilate nonché curiose creature in assoluto del panorama -per così dire, o per mancanza di un termine più immediatamente adatto- classicistico. Dalle foreste finlandesi a quelle russe possono cambiare molte cose, ma non l’eleganza fuori dal comune della proposta ed il limitarsi in questo caso a due membri per band: contendenti altrettanto validi per il titolo di disco del mese, i siberiani Grima proseguono il loro percorso concretizzando ogni sforzo nel mirabolante Rotten Garden”, altro lavoro decisamente imperdibile per chi il Black Metal lo vuole evoluto, fortemente atmosferico, ma non snaturato come si può ben sentire nella magnetica title-track. Terzo duo su tre mascherato e avvolto in pratici pastrani a rilasciare nel corso di gennaio, anche gli svedesi Bhleg si sono fatti notare grazie al loro sound ancor più tradizionale ma calato in una composizione tutto tranne che scontata o poco gustosa, motivo per cui ci teniamo a ricordarvi del fresco Ödhin” attraverso la lunga traccia d’apertura “Vyss”.
Ma prima che il fin troppo familiare imbarazzo della scelta torni a tormentarci pure per quest’anno, spostiamoci ora nell’immediato futuro per qualche pezzo nuovo di pacca recuperato in giro per il web, a cominciare dal ritorno in grande spolvero di Andy Marshall sotto il nome Fuath: non in pochi si erano quasi convinti che il progetto fosse stato accantonato dopo il discreto successo dell’alter-ego Saor, ma lo scozzese ci ha per fortuna smentiti alla grande non solo fissando per il 19 marzo l’uscita del tanto vagheggiato II”, ma anticipandolo oltretutto con la stuzzicante “Prophecies”; terminati i nove minuti di bufera non resta quindi che incrociare le dita per l’esibizione dei due progetti gemelli al Camunia Sonora questa estate, visto che l’album si presenta subito benissimo. Altro monicker solista con grosse aspettative da soddisfare, in data 26 febbraio i neonati Forhist segneranno col loro esordio self-titled il ritorno da parte di Vindsval al metallo nero tout-court a ben sette anni dal terzo Memoria Vetusta”, una prospettiva assai allettante per i numerosi estimatori del visionario francese già stregati dagli ipnotici giri del secondo brano in scaletta come seconda anteprima. Se però quel che state cercando sono invece i gruppi misconosciuti che vi avrebbero fatto fare un figurone con gli amichetti del web qualora inseriti nelle vostre top10 del dicembre scorso, allora non avete che da aggrapparvi alla sedia per un abbondante quarto d’ora cercando di sopravvivere alla furia che gli Hexerei sfogano in “Unholy Ceremonial Invocation”. Di sicuro l’attitudine vecchia scuola del riservato trio finnico non è di grido quanto le carciofate avanguardistiche adorate da chi se ne intende davvero, ma se tra dodici mesi non riuscirete a resistere alla tentazione di schiaffare un demo nella lista della spesa allora siate certi di scriverci Ancient Evil Spirits”, e vedrete che almeno un paio di boccaloni rimarranno sufficientemente impressionati dalla vostra conoscenza del genere.
Esauriti dunque i singoli più esaltanti sentiti negli ultimi sette giorni, la nostra ancora insaziata voglia di materiale inedito da alcune band in particolare ci porta fino alla splendida Bavaria, dove Empyrium e Der Weg Einer Freiheit sono entrambi in procinto di pubblicare i rispettivi lavori pur senza perdersi in eccessive anticipazioni: dopo esserci gustati la traccia omonima del nuovo Über Den Sternen” parecchie settimane fa, siamo perciò costretti ad aspettare ancora qualche giorno e tornare al 2014 con “With The Current Into Grey” dal notevole The Turn Of The Tides” attendendo l’ultima prova del duo di Hendungen in arrivo il 26 febbraio; un anno dopo soltanto, la vicina Würzburg rispondeva coi giovani leoni al terzo full-length, il fiammante Stellar” stavolta rispolverato allo scopo di includere in playlist “Einkehr” con l’augurio che il prossimo continui questa striscia oltremodo positiva.
Otto posizioni su dieci riservate a brani dell’ultimo decennio sono un bel risultato dopotutto, ma alla fine un po’ di Norvegia anni ’90 non ce la vorremo mica negare, sempre a patto che viviate per le orchestrazioni e ne andiate fieri. Curioso notare come la branca sinfonica veda contrapposti ancora oggi da una parte quei due gruppi che tutti conoscono e usano per screditare l’intero sottogenere (uno dei quali lo avrete subito adocchiato qui sotto), e dall’altra uno stuolo di piccole chicche troppo spesso lasciate ad ammuffire sulle mensole dell’usato: elevatevi allora dalla bovina massa e correte a recuperare The Red Jewel”, opus unicum dei Tartaros di Charmand Grimloch già consigliato parecchie puntate or sono eppure sempre meritevole di un ripasso, magari a partire dalla bordata “Into The Faculty Of Wonderful Secrets”. Sappiamo però benissimo che voi appassionati di chincaglieria sonora vi siete già abbonati alla rubrica Darkest Past, per cui saprete già che in settimana è caduto il venticinquennale del maestoso Stormblåst”, e che qualora siate riemersi da un sonno criogenico durato una trentina d’anni sarebbe il secondo album dei Dimmu Borgir. Inutile che stiate lì a sogghignare pensando a questi tizi all’alba del nuovo millennio, con addosso occhiali da sole e cappelli da cowboy; “Guds Fortapelse – Åpenbaring Av Dommedag” è solo una delle dieci perle (sì, “Sorgens Kammer” compresa) con cui i nomi di Shagrath e Silenoz sono stati nonostante tutto incisi nel cuore di chi a questa musica ci tiene davvero.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Aethyrick“The Starlit Altar” (from Apotheosis”, The Sinister Flame Records 2021)

2. Tartaros“Into The Faculty Of Wonderful Secrets” (from The Red Jewel”, Necropolis Records 1999)

3. Empyrium“With The Current Into Grey” (from The Turn Of The Tides”, Prophecy Productions 2014)

4. Bhleg“Vyss” (from Ödhin”, Nordvis Produktion 2021)

5. Fuath“Prophecies” (from II”, Season Of Mist Records 2021)

6. Grima“Rotten Garden” (from Rotten Garden”, Naturmacht Productions 2021)

7. Der Weg Einer Freiheit“Einkehr” (from Stellar”, Season Of Mist Records 2015)

8. Forhist“II” (from Forhist”, Debemur Morti Productions 2021)

9. Hexerei“Unholy Ceremonial Invocation” (from Ancient Evil Spirits” (Demo), Autoprodotto 2021)

10. Dimmu Borgir“Guds Fortapelse – Åpenbaring Av Dommedag” (from Stormblåst”, Cacophonous Records 1996)

Michele “Ordog” Finelli

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